Combinare simultaneamente l’obiettivo della decarbonizzazione, della preservazione delle risorse del pianeta e del benessere sociale è il nuovo orizzonte in cui si inserisce il Piano regionale dei rifiuti e bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (Prrb) che la Regione Emilia Romagna si appresta ad adottare, dopo l’approvazione finale da parte dell’Assemblea legislativa, entro il mese di luglio. 

La prima proposta di documento era stata adottata dalla Giunta regionale con delibera il 27 dicembre scorso e la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale due giorni dopo. Sono seguiti il deposito della proposta del Piano e la raccolta delle osservazioni formulate dai portatori di interesse: 334 quelle pervenute entro il 12 febbraio e, tra queste, la Regione ha informato di averne accolte 23, altre 89 sono state accolte solo parzialmente mentre le rimanenti sono state respinte, considerate ripetute oppure non pertinenti. 

La Regione indica che, rispetto al passato, è cambiata considerevolmente la logica di elaborazione del documento, per costruire uno strumento che costituisca elemento di traino nel percorso di transizione ecologica, nella previsione che nei prossimi anni il prodotto interno lordo emiliano romagnolo possa tornare a crescere e a superare i valori prepandemia ma con la consapevolezza che la crescita economica vada disaccoppiata rispetto all’utilizzo delle risorse fisiche, per attuare vere forme di economia circolare. 

Per tutto il comparto delle imprese della gestione del ciclo dei rifiuti speciali attive in Emilia Romagna si tratta di un documento regolatore fondamentale per comprendere gli indirizzi e le tendenze dei prossimi anni.

Il nuovo Prrb fissa obiettivi strategici precisi nella gestione dei rifiuti speciali: 
• riduzione del 5% della produzione dei rifiuti speciali non pericolosi e del 10% dei rifiuti speciali pericolosi per unità di PIL come definito nel Programma nazionale di prevenzione; 
• riduzione della pericolosità dei rifiuti speciali (art. 180 c.2 lett. i ) D.Lgs. 152/2006);
• riduzione del 10% della produzione di RS da inviare a smaltimento in discarica rispetto ai valori del 2018;
• sviluppo delle filiere del recupero (green economy);
• sviluppo delle filiere di utilizzo dei sottoprodotti in coerenza con Elenco regionale;
• autosufficienza per lo smaltimento nell’ambito regionale dei rifiuti speciali non pericolosi;
 

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